di Luigi Asero
Non ha soluzione il rebus del dopo/pre elezioni. Dopo le elezioni del 4 marzo e prima delle prossime che appaiono ormai inevitabili, stante la situazione di stallo permanente, l’Italia non sa quale sarà il suo destino. Se tanti elettori di ogni parte politica, hanno riposto la propria fiducia nelle elezioni ormai passate oggi la situazione rischia di precipitare. Da qui a fine anno (e non è una data tanto lontana quando si parla del governo di una nazione) una serie di decisioni sono improcrastinabili eppure non si vede all’orizzonte chi potrebbe assumersene la responsabilità.
I veti incrociati posti da tutte le parti in causa appaiono insormontabili, gli stessi leader del Centro Destra, Matteo Salvini, e del Movimento Cinque Stelle, Luigi Di Maio, appena ieri hanno parlato di 8 luglio come possibile prima data utile per tornare alle urne. E almeno su una cosa sono apparsi in accordo. A noi appare francamente improponibile perché si tornerebbe al voto con la stessa legge elettorale, il Rosatellum bis, che ha provocato l’attuale paralisi.
Nel frattempo incombono il possibile aumento dell’Iva, tutti gli affari interni e internazionali che in un’Italia paralizzata non possono avere sbocco, la stessa programmazione finanziaria dell’anno 2019.
Pensare che tornando alle urne l’elettorato si sposti in maniera decisa verso una o un’altra parte politica così da garantirgli quel 40% meritevole di premio di maggioranza e quindi di una maggioranza solida appare più che utopistico.
La prima domanda che si pone quindi diventa: e dopo l’otto luglio (o altra data vicina foss’anche in settembre o ottobre) che si fa? Si lavora per la successiva data utile per un’ennesima tornata elettorale?
Il presidente Mattarella annuncia un “governo neutrale” proprio per garantire almeno il mantenimento di quelle scadenze incombenti. Ma “governo neutrale” cos’è se non un altro “governo tecnico” che peraltro sembra non godere della fiducia di nessuna delle parti in campo? Si potrebbe ipotizzare che il Pd possa dare il suo apporto “esterno” per senso di “responsabilità“, ma non sarebbe altro che un ennesimo “inciucio” cui difficilmente darebbero spalla sia i pentastellati sia gli esponenti di centro destra. Quindi un governo comunque senza una parvenza di maggioranza.
I cittadini, dal canto loro, si aspettavano una maggiore responsabilizzazione da parte dei propri rappresentanti, di ogni parte politica. Il senso di delusione è palpabile. Finita fra poco la bagarre per lo scudetto e in assenza della Nazionale ai prossimi Mondiali di calcio forse le discussioni si riporteranno sui binari della politica. Quella da bar, spicciola, senza troppe conoscenze dei meccanismi che la regolano. Il rischio di una deriva è, a nostro avviso e nella speranza di essere in errore, molto alto.